mercoledì 23 aprile 2014

DONATELLA ALFONSO: FISCHIA IL VENTO - CASTELVECCHI 2014





DONATELLA ALFONSO
FISCHIA IL VENTO
Felice Cascione e il canto dei ribelli
Castelvecchi, 1/4/2014
collana "Storie"

U Megu, «il medico», era il nome di battaglia di Felice Cascione, nato a Porto Maurizio (Imperia) il 2 maggio 1918 e morto in uno scontro con i fascisti sulle montagne del cuneese nel 1944. Questo libro racconta la sua storia – gli studi di Medicina e l’adesione al Partito comunista, lo sport e la scelta di unirsi alla Resistenza – insieme alla storia della canzone che scrisse pochi giorni prima di essere ucciso. Fischia il vento, un simbolo della lotta partigiana, venne composta da Cascione sulla melodia del canto popolare sovietico Katjuša, suggerito dal partigiano Ivan, che era tornato dalla campagna di Russia. Dopo la morte di Felice, la canzone inizia a diffondersi spontaneamente, fino a diventare l’inno più cantato della Resistenza. Donatella Alfonso racconta poi il successo della canzone dopo la guerra, le polemiche sull’origine del testo prima che, nel 1951, ne fosse accertata la paternità, e la visita di Camilo Guevara March, il figlio del Che, al luogo della morte dell’eroe partigiano. Una canzone longeva, Fischia il vento, che ha ispirato molti musicisti e ha varcato il terzo millennio per accompagnare, con le sue parole, le battaglie per la libertà e la giustizia.
«Tutti in fila, silenziosamente, i ragazzi scendono verso il paese, la sera della Vigilia. Hanno deciso, a modo loro, di fare un regalo alla gente di lì. Aspettano l’ite missa est della messa di mezzanotte, e quando si apre la porta della chiesa cominciano a cantare. Magari un po’ stonata, ma è la prima esecuzione di Soffia il vento, come è scritto sul taccuino del dottore»

Donatella Alfonso è giornalista del quotidiano «la Repubblica». È autrice dei saggi: Romanza popolare. Cornigliano, una storia corale, con Patrizia Avagnina (De Ferrari, 2006); Genova, il ’68 con Luca Borzani (Fratelli Frilli, 2008) e Ci chiamavano libertà. Partigiane e resistenti in Liguria 1943-1945 (De Ferrari, 2012).