venerdì 26 aprile 2013

DANIELE BIACCHESSI: ORAZIONE CIVILE PER LA RESISTENZA - LOGGIA DELLA REPUBBLICA, NOLI 27/4/2013



DANIELE BIACCHESSI - GANG - MICHELE FUSIELLO
ORAZIONE CIVILE PER LA RESISTENZA
Loggia della Repubblica - Noli
sabato 27 aprile 2013, ore 21,00

Dopo un concentrato tour in diverse località del Nord Italia, approda a Noli l’Orazione civile per la Resistenza scritta da Daniele Biacchessi (edizione Corvino Meda – Promo Music).
L’appuntamento è venerdì 27 aprile (ore 21) alla Loggia della Repubblica.
Biacchessi ripropone il reading del suo testo, in collaborazione con The Gang e Michele Fusiello.

“E’ memoria viva, quotidiana, un ponte tra generazioni diverse che vivono o hanno vissuti tempi diversi”, spiega il giornalista di Radio 24 il Sole 24 ore, “E’ un impegno civile, quotidiano, fatto di piccole cose, di gesti, di atti pubblici, soprattutto di parole. Io racconto una storia a te e tu la racconterai ad altri figli, ad altri amici. E fino a quando queste storie avranno gambe per poter camminare, queste storie non moriranno mai. Quando qualcuno si stancherà di raccontarle, queste storie moriranno due volte, con le persone e con le ingiustizie”.
Storia, e orazione, intessute prima di tutto dai luoghi delle stragi (da Boves in Piemonte all’Hotel Meina sul Lago Maggiore, da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema fino alle Fosse Ardeatine), poi di date e di cifre di morte. Numeri disegnati col sangue di partigiani e semplici civili, donne, vecchi e bambini, condannati a morte da un esercito invasore che in un triennio esercitò un’inaudita violenza cancellando dalla faccia della terra l’essenza stessa del senso dell’esistenza umana.

Orazione civile è un pamphlet incalzante, nel suo interpellare la lunga lista di saggi che hanno fatto del revisionismo un atto dovuto e parificante rispetto alla lotta resistenziale.
“Nel suo libro Il sangue dei vinti, Pansa tace sul come si arriva agli omicidi commessi da una esigua minoranza di ex partigiani nell’immediato dopoguerra. Egli non racconta le violenze delle squadracce fasciste del 1921, la marcia su Roma, i numerosi delitti, i lunghi anni del regime, il carcere, l’esilio, il confino e le condanne a morte degli oppositori, l’emanazione delle leggi razziali contro gli ebrei italiani nel 1938, la fame, la sete, la povertà di un intero popolo, il collaborazionismo del fascismo con il nazismo, l’entrata in guerra, le campagne fallimentari in Russia, Grecia, Albania, Etiopia, Africa Orientale, i bombardamenti e la distruzione delle città, le torture subite dai partigiani da parte delle tante polizie segrete e compagnie di ventura della Repubblica Sociale Italiana, le 2.274 stragi nazifasciste contro civili i cui fascicoli sono rimasti sepolti e occultati per quasi cinquant’anni nel cosiddetto “Armadio della vergogna”, poi ritrovati soltanto nel 1994 nella sede del Tribunale militare di Roma, a Palazzo Cesi, via degli Acquasparta. Pansa non menziona le trattative segrete dei nazisti con gli alleati sul finire della Seconda guerra mondiale, l’arruolamento di criminali nazisti nei servizi segreti americani nell’immediato dopoguerra in funzione anticomunista (Theodor Saevecke, Karl Hass, Karl-Theodor Schütz), neppure l’amnistia del guardasigilli Palmiro Togliatti del 22 luglio 1946 che azzera i crimini compiuti dai repubblichini. Perché nulla di tutto questo si trova nei libri dei nuovi revisionisti? Perché si punta il dito unicamente sugli omicidi degli ex partigiani?”