giovedì 12 giugno 2014

SALVATORE REVELLI (1816-1859) - ETS 2014





SALVATORE REVELLI (1816-1859)
L’ambiente, i percorsi, le committenze
Atti della giornata di studi, Taggia, 17 ottobre 2009
a cura di Franco Boggero e Francesca De Cupis
ETS Edizioni, giugno 2014

L’uscita, nel 1995, di “Titanico e Cristiano”. L’arte di Salvatore Revelli ha rappresentato un momento fondamentale per gli studi sullo scultore tabiese. Costruito intorno al restauro della grande lunetta della Deposizione dell’oratorio dei Rossi di Taggia, il volume affrontava una complessiva revisione critica della vicenda artistica di Revelli, fino ad allora condizionata da una lettura agiografica piuttosto radicata, specie in ambito storiografico locale.
Su un terreno dunque già dissodato si colloca il convegno organizzato a Taggia nel 2009 che ha voluto raccogliere – nell’occasione del centocinquantenario della morte dell’artista – una serie di nuove indagini e ricerche che danno conto di una rinnovata attenzione verso la figura di Revelli, nel quadro di un crescente interesse per l’Ottocento artistico italiano. Non è casuale del resto che largo spazio abbia trovato la produzione dello scultore nella successiva mostra di Imperia, Risorgimenti di marmo e colore, dove sono stati peraltro anticipati gli esiti delle ricerche di alcuni convegnisti.
Dopo un’affettuosa rievocazione dei rapporti dello scultore con la propria famiglia da parte di Fausto Badano Littardi, il volume procede con un saggio di Lilli Ghio. A distanza di anni, la studiosa torna su Revelli per rileggerne l’intero percorso artistico, dal giovanile apprendistato presso i cantieri navali di Tolone sino alle ultime prove romane. Il suo contributo si rivela straordinariamente funzionale a cucire in un quadro coerente “l’ambiente, i percorsi, le committenze”, evocati nel titolo del convegno, ed affrontati con taglio specifico nei saggi che seguono. In questa logica, la maggior ampiezza di quel testo ci è parsa dunque un’eccezione pienamente giustificabile.
La caratura nazionale di Revelli si rafforza e si arricchisce di nuovi elementi, attraverso l’esame ravvicinato della sua attività a Roma, Torino e Genova affrontato nei contributi di Monica Vinardi, Nadia Bagnarini, Walter Canavesio, Caterina Olcese e Fulvio Cervini. Nella capitale pontificia l’artista terrà bottega fino alla morte, imponendosi tra gli scultori più accreditati nell’ambiente curiale. A Torino. pur con riscontri alterni, riuscirà ad inserirsi nei progetti decorativi di Casa Savoia, mentre Genova costituirà lo stimolante banco di prova per misurarsi sui temi divergenti della riflessione sull’antico – nelle sculture realizzate per i Pallavicino – e della rappresentazione del tema storico, nel rilievo per il monumento a Cristoforo Colombo.
Alla presenza dell’artista nel Ponente ligure, osservato allargando lo sguardo al contesto della cultura figurativa locale, sono dedicati i saggi di Cristina Gamberini e Valentina Silvia Zunino raccolti nella seconda parte del volume. Con questo territorio Revelli manterrà per tutto il corso dell’esistenza un forte legame, costruito su una rete consolidata di relazioni, a cominciare dai Littardi di Porto Maurizio, mecenati della prima ora. La vicenda della Madonna Miracolosa di Taggia, una scultura realizzata in gesso policromo, rivela la capacità dell’artista di porsi in sintonia con le aspettative di un pubblico devoto: lo stesso al quale era destinata la produzione di manufatti processionali da parte di botteghe locali di cui i contributi di Alfonso Sista e Anna Marchini documentano l’ampia diffusione su quel territorio.
Ma risulta altrettanto evidente come la chiave del successo in patria di Revelli si confermi legata all’affermazione del linguaggio purista di marca romana che si impone, nei settori più avvertiti, a partire dagli anni Quaranta. In questo contesto lo scultore saprà ritagliarsi un ruolo da protagonista, alimentato dalla posizione privilegiata di artista “romano”. A confronto, la parabola del pittore Pietro Vivaldi, ripercorsa da Massimo Bartoletti nel saggio che chiude il volume, appare emblematica. Di qualche anno più anziano di Revelli e suo conterraneo, estraneo al nuovo verbo purista, dopo una prima felice stagione ritrattistica sarà progressivamente relegato in una posizione sempre più marginale.
Nel loro insieme – sarà opportuno sottolinearlo – i contributi non si configurano come semplice trascrizione di quanto presentato al convegno taggiasco: è sembrato infatti giusto riconoscere ai vari autori la possibilità di tornare sui propri argomenti con un arricchimento che risultava tanto più naturale in quanto scaturito da uno stimolante confronto. D’altra parte, la laboriosa gestazione di questo volume di Atti si deve anche a banali quanto essenziali problemi di budget, ai quali ha in gran parte sopperito con la consueta generosità la Fondazione Carige. Il dettaglio dell’America scelto come immagine di copertina rende merito a un’opera paradossalmente meno conosciuta a motivo della sua destinazione d’oltreoceano, il monumento a Colombo realizzato da Revelli per la capitale del Perù. Abbiamo voluto privilegiarla ricorrendo ad essa come a una sorta di salutare antidoto contro ogni eventuale rischio di “esaltazione municipale”.

Franco Boggero e Francesca De Cupis