lunedì 17 febbraio 2014

LOLA: LIBRI OGGETTO, LIBRI D'ARTISTA - BIBLIOTECA LAGORIO, IMPERIA





LOLA
LIBRI OGGETTO, LIBRI D'ARTISTA
a cura di Viana Conti
Biblioteca Lagorio
piazza De Alicis 7 - Imperia
dal 16/02/2014 al 16/03/2014

Libro come Mutante
di Viana Conti

Quando, con i suoi spazi bianchi di silenzio, la rottura della gabbia tipografica, la variazione dei caratteri, Stéphane Mallarmé, nel 1897 pubblica, in anteprima, la frase fatidica Un Coup de dés jamais n’abolira le hasard, cambia la storia del libro, aprendo subito all’avventura della Poesia Concreta e dopo a indicibili, interminabili, avventure del libro come laboratorio sperimentale verbo-visuale, paraletterario. Ma già a partire da William Blake (1757–1827) e da sua moglie Catherine nasce un libro artisticamente autoprodotto ed auto distribuito. A differenza dei libri oggetto, rinvianti formalmente al libro, ma fisicamente di materiali diversi, e quindi spesso realizzati in pezzi unici o in pochissimi esemplari, i libri d’artista riportano, frequentemente, interventi a stampa con caratteri tipografici, collage, fotografie, presentandosi, con fogli rilegati o sciolti, in contenitori, in rotoli, in pieghevoli, prodotti o autoprodotti in tirature numerate e limitate, ma, necessariamente, più ampie del libro oggetto. Dire libro d’artista, quel libro trasgressivo la cui storia prende corpo nel XX secolo, non significa, per intenderci, semplicemente dire libro di un artista, perché già la vicenda delle definizioni richiede adeguati distinguo, a partire dal fatto che l’impegno all’”impaginazione” di un libro attiene allo scrittore, all’artista attiene, al contrario, la sua “scompaginazione”.
Nel clima delle avanguardie, il libro d’artista detiene anche l’intenzione strategica di compensare l’esclusione dalle gallerie, autoproponendosi nell’ambito della stampa. Trasgredendo il libro ortodosso, i Futuristi, e particolarmente Marinetti, Depero,Tullio d’Albisola, con i libri indistruttibili dalle pagine di latta, le copertine di legno inchiavardate da bulloni, creano le premesse al libro oggetto e d’artista, stimolando anche la nascita del Vorticismo a Londra e di quella variazione del Futurismo che in Russia prende il nome, con i suprematisti Malevič, Tatlin, El Lissitzky, di Costruttivismo a cui aderisce anche Rodčenko, mettendo in opera, su libri e materiali diversi, utilizzati pure a scopo propagandistico, negli anni dei conflitti mondiali, le tecniche del fotomontaggio e del collage . El Lissitzky a Berlino nel 1921 ha occasione di incontrare Kurt Schwitters, László Moholy-Nagy e Theo van Doesburg. Con Dada, nell’ambito del Cabaret Voltaire di Zurigo, con Il Bauhaus a Weimar e De Stijl in Olanda, si moltiplicano libri e opuscoli in stile Modernista internazionale. Kurt Schwitters si presenta come il creativo polimorfo che inchioda i quadri e gioca con i palindromi. Frattanto, in Italia, nel 1949, Bruno Munari inaugura i suoi Libri illeggibili. Non sono da meno le riviste, i manifesti, il teatro dell’assurdo, la poesia sonora, i libri d’artista di Kandinskij, Marc, del Der Blaue Reiter Almanach, di segno decisamente dadaista. I suoi Livre d’Artiste li ha avuti pure il Surrealismo, nel cui ambito Max Ernst pubblica, nel 1934, Une semaine de bonté con immagini tratte da Gustave Doré e da un’iconografia vittoriana. Un seno di gomma rosa, esempio si scultura soft, con invito a toccare, diventa la copertina di Le Surréalisme en 1947 di Marcel Duchamp.
Negli anni Sessanta, nell’ambito della cultura di massa, l’artefatto tende a perdere progressivamente l’aura della sua unicità, inizia a smaterializzarsi, per aprirsi ad una più ampia accessibilità. Alla luce della riflessione di Benjamin, nell’ineludibile testo dell’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, nascono e si diffondono i multipli d’artista. L’antilibro, nella sua multidisciplinarità espansa e nella sua autoreferenzialità, azzera la mediazione tra autore, produttore, consumatore. Cambiando il suo statuto di libro, cambia necessariamente anche quello della biblioteca come suo luogo di conservazione. Nel 1963 nasce, con il libro di Edward Ruscha Twentysix Gasoline Stations, il libro concettuale, quel libro autosignificante che decide della fotografia come linguaggio estetico di un’epoca e che trova i suoi spazi di espressione in movimenti come la Land art, la Narrative Art, l’Arte Povera e Minimal. Il titolo si riferisce alle ventisei stazioni di servizio incontrate e fotografate lungo un percorso che inizia dalla casa dell’artista a Los Angeles per terminare alla casa dei genitori in Oklahoma. L’immagine di libro d’artista, nella visione teorico-critica di Anne Moeglin-Delcroix, nel suo Esthétique du livre d’artiste, troverebbe il suo punto fermo ed il suo atto di nascita giusto in quest’opera di Ed Ruscha. Ma sarà lo svizzero tedesco Dieter Roth a progettare, in rosa, libri con fori e Literaturwurst/Salsiccia di letteratura. I primissimi anni Sessanta segnano anche l’esordio dei libri cancellati di Emilio Isgrò, nominato da Radio3 artista di quest’anno 2014. Frequentano il libro d’artista i poeti concreti, tra cui Haroldo De Campos, gli artisti Co.Br.A., i situazionisti con Guy Debord, i lettristi francesi con Isidore Isou, il poeta-artista concettuale belga, Marcel Broodthaers, l’artista giardiniere scozzese Ian Hamilton Finlay. Anche Fluxus diventa uno laboratorio, ideativamente dinamico, di libri d’artista come quello dei concettuali americani Lawrence Wiener, Bruce Nauman, Sol LeWitt, degli inglesi Art & Language, del polacco Jaroslaw Kozlowski. Germano Celant, critico e curatore genovese, tra i primi si occupa dell’Artist’s Book. Gli anni Ottanta segnano il passo, riguardo all’evoluzione sperimentale del libro d’artista, che riprende negli anni Novanta. Cy Twombly e Anselm Kiefer realizzano artigianalmente i loro libri unique, opere d’arte, a tutti gli effetti, in forma di libro. Gli artisti postconcettuali non prescindono da questo genere d’arte e, in campo musicale Laurie Anderson inaugura il CD-Rom e il DVD-Rom d’artista. Non più dissacratorio e trasgressivo come agli esordi, il libro oggetto ed il libro d’artista ha definitivamente congedato la sua immagine di depositario della parola scritta e del sapere per diventare spazio di proiezione dell’immaginario.

Il percorso tracciato dai sedici artisti in mostra, tra contaminazioni di pittura, scultura, relief, fotografia, con accenni a Surrealismo, Espressionismo, Arte Povera, tocca sia la nozione teorica che quella operativa del Libro d’Artista e del Libro Oggetto, sfiorando, linguisticamente, i terreni della Conceptual Art, della Poesia Visiva o Scrittura Visuale, della Narrative Art, della Body Art, del Minimalismo, di una Pop Art di segno concettuale.
Di Tahar ben Jelloun, noto scrittore marocchino di lingua francese e araba, socialmente impegnato, insignito, tra l’altro, di un Goncourt, sono visibili le divagazioni segnico-geometriche di agglomerati, da cui si alzano antenne e aquiloni, vagamente connotati come insediamenti circoscritti da bordi, cornici, tratteggi, sinuosità, decorazioni, micro losanghe, stilati da penne e pennarelli arancio, rossi, neri e celesti: disegni pensabili come proiezioni automatiche dell’immaginario; di Carmine Calvanese è il libro-oggetto, con elementi bidimensionali e tridimensionali organizzati in un contenitore che rinvia alla forma di un libro aperto ed in cui si ritrovano riferimenti alla pagina, alla tela dipinta, alla scultura da parete; di Gianni Caruso è il libro poetico-concettuale in cui l’autore materializza un pensiero di volo, sorta di Haiku senza parole, affidato alla pagina bianca, su cui si deposita la goccia di ceralacca vermiglia con la funzione di fissare, sul vuoto di ogni pagina, la levità di aeree piume di struzzo; di Carla Crosio è il libro oggetto in cui trova rifugio o da cui deborda un agglomerato di materiali diversi, ascrivibili tanto all’organico che al naturalistico; le pagine timbrate, tratte dalla rubrica della Settimana Enigmistica l’Edipeo enciclopedico, contrassegnate dalle impronte digitali dell’autore, rinviano a quello storico Photo-Bildungsroman del 1978 di Giuliano Galletta, edito libreria Sileno, ricevuto e commentato, a inchiostro verde, da Roland Barthes su un biglietto del Collège de France; di Fausto Gilberti è esposto il libro argentato, compatto, punteggiato di colori, dalle cui fessure laterali, oniricamente e fumettisticamente, fuoriescono gli occhi inquisitori degli Spioni; il libro aperto di Antonio Lo Pinto, la cui pagina di sinistra commenta verbalmente il calco bianco della bocca sigillata, a destra, rinvia agli stilemi della Narrative Art; si adombra nel libro-oggetto di Virginia Monteverde la fluidità del reale in uno scenario di anamorfosi virtuale; nel libro d’artista, edizioni Franz Paludetto, l’immagine aureolata ed il nudo alla fonte, di un giovane Luigi Ontani, esprimono l’uscita mistica del corpo dal linguaggio concettuale della fotografia; Il libro di Roman Opalka 1965/1- ∞ -Travel Sheets documenta, su tanto inquietanti quanto seducenti Carte da Viaggio, la sfida dell’artista al tempo sospeso tra il Kronos e l’Aiòn, tra l’istante inafferrabile e l’eternità immobile; in Giancarlo Pacini l’urgenza della vita, con le sue ombre ed i suoi colori, il caos delle sue condutture, dei suoi filamenti contorti, fuoriesce, espressionisticamente e matericamente, dal libro come contenitore e contenuto; il libro-catalogo della body artista Gina Pane, intitolato Moments de silence, 1969-70, edizioni Franz Paludetto, numerato e firmato, racconta, in una sequenza di foto in bianco e nero, di ricordi, sensazioni, sguardi, il corpo come scrittura gestuale, rituale, segnato dalla società, dalla famiglia, dall’amore, dal dolore, dalla spasmodica ricerca di Sé nell’Altro; un libro-oggetto quello di Giulio Persico leggibile nei segni e nelle tracce riportate sui fogli che si accalcano, come i giorni e le ore, uno sull’altro, uno dopo l’altro; in Claudio Pizzingrilli ritagli di bianche stoffe e fili neri esprimono, poeticamente, l’inafferrabile fluidità dell’acqua e quella immateriale dell’aria; l’ironia del ricciuto Libro permanente, le percezioni sensoriali trasmesse Da una fredda giornata d’inverno, tramite una chioma fluttuante di filamenti ritagliati da inconsuete lastre radiografiche, restituiscono visivamente e tattilmente l’inenarrabile Weltanschauung di Margherita Levo Rosenberg; dal libro-oggetto di Silvano Tessarollo, Untitled, 1996, edizione straordinaria L’uovo di struzzo-Artissima, Torino, di stilema post Pop concettuale, dai colori pastello, escono, fintamente rassicuranti, metamorfosi di presenze naturali e insieme aliene, plasmate nella duttile matericità della cera, rinvianti, subliminalmente, al sentimento del Perturbante freudiano.