Martedì letterari - La cultura della
legalità
GIANCARLO CASELLI
CASELLI INGROIA - VENT'ANNI CONTRO
presentazione del volume edito da Laterza
Teatro dell'Opera del Casinò di Sanremo
martedì 11 novembre 2014, ore 16,30
Oggi pomeriggio si apre il ciclo “La cultura della legalità” che accompagnerà i Martedì Letterari e che vede la collaborazione del Liceo G.D. Cassini di Sanremo. Gian Carlo Caselli presenta il libro : “Caselli Ingroia -Vent'anni contro. Dall'Eredità di Falcone e Borsellino alla Trattativa (Editore La Terza) curato da Maurizio De Luca . Introduce l’autore Roberto Cavallone, Procuratore di Imperia. Intervento musicale della Scuola Ottorino Respighi. Letture scelte degli studenti del Liceo G.D. Cassini.
Nel 2001 i due magistrati, Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia pubblicarono per Feltrinelli “L’eredità scomoda”, racconto dell'esperienza della lotta alla mafia, condotta dalla Procura di Palermo negli anni Novanta. “Vent’anni contro” è una riedizione, rivista e integrata dell’"Eredità scomoda". Vent’anni e più sono passati da quei giorni infami in cui gli assassini di Cosa Nostra tolsero di mezzo i loro due principali nemici: i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con le scorte, una moglie, le auto, un pezzo di autostrada. Dopo quei giorni venne la sconfitta per i corleonesi, vennero sette anni di missione a Palermo alla guida della Procura della Repubblica di Gian Carlo Caselli, reduce tra l’altro dall’aver affrontato e sconfitto a Torino le Brigate Rosse. E poi il processo contro Giulio Andreotti, l’offensiva della magistratura contro i troppi silenzi d’una parte della classe politica omertosa nei confronti degli spaventosi progetti economici ed eversivi di Cosa Nostra in larghe zone del Paese.
Scrive il curatore Maurizio De Luca :” Per qualche anno c’è stata emozione un po’ dovunque e la voglia di tanti di schierarsi contro quei gruppi, ricchi e bene armati, dei professionisti del crimine. Poi la voce della società schierata è parsa farsi sempre più flebile mentre anche dal governo della Repubblica, già nel corso degli anni Novanta, si sono alzate, in maniera raccapricciante, urla democraticamente squilibrate ad attaccare frontalmente i giudici e i valori rappresentati dal loro procedere per ripristinare la legalità. Si è proseguito in questi anni a scavare nei retroscena disgustosi di quelle stragi, si è cercato di recidere i legami segreti che per anni hanno unito taluni uomini dello Stato e i fuorilegge. Quasi approfittando di questo ventennale sofferto e difficile, abbiamo pensato fosse giusto proseguire quel confronto che avevamo realizzato una dozzina di anni fa ponendo per molte sere uno di fronte all’altro due magistrati, cioè Gian Carlo Caselli, che stava vivendo i primi giorni di distacco dalla guida della Procura di Palermo, e il più giovane Antonio Ingroia, siciliano come Falcone e Borsellino, loro dichiarato allievo. Il risultato di quel confronto lo affidammo a un libro, L’eredità scomoda, edito da Feltrinelli nel 2001. Abbiamo ritenuto di aggiornare quel dialogo e per questo i due interlocutori che da allora non hanno più vissuto e operato nella stessa procura, ma a migliaia di chilometri di distanza si sono ritrovati seduti sulle stesse due poltrone dell’altra volta a casa mia a Roma a mescolare ricordi e impegni, giudizi, vicende inedite, nel segno di una sfida che comunque continua. A me è rimasto il compito da cronista di professione di ricostruire il dialogo, sforzandomi anche di intervenire sul confronto di analisi, ricordi e sentimenti di più di dieci anni fa per renderlo ancor più attuale, agile e significativo. Spero di esserci riuscito.”
Gian Carlo Caselli (Alessandria, 9 maggio 1939) è stato un magistrato italiano. Nel dicembre 1967, vinto il concorso in magistratura, è stato destinato al Tribunale di Torino, ove nei primi anni settanta è stato giudice istruttore penale. Dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Nel 1984 ha fatto parte della commissione per l'analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale e nel 1991 è stato consulente della Commissione Stragi. Dal 1986 al 1990 è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 1991 è stato nominato magistrato di Cassazione ed è divenuto Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino. Dal 15 gennaio 1993 fino al 1999 è stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia come l'arresto di boss del calibro di: Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca. Dal 30 luglio 1999 è Direttore generale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Dal marzo 2001 è il rappresentante italiano a Bruxelles nell'organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata. Dopo aver ricoperto il ruolo di Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Torino, viene nominato Procuratore Capo della Repubblica di Torino con voto unanime del Consiglio Superiore della Magistratura il 30 aprile 2008. Nel 2009 ha coordinato le indagini sul "G8 dell'università di Torino" dello stesso anno e disposto 25 arresti per reati commessi in occasione delle manifestazioni del movimento NO TAV nel gennaio del 2012. Il 18 dicembre 2013 lascia la magistratura a seguito del pensionamento. Antonio Ingroia per oltre vent’anni magistrato a Palermo, allievo di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone dal 1993 ha lavorato a fianco di Gian Carlo Caselli, conducendo numerosi processi su Cosa Nostra e sui rapporti della criminalità con la politica e l’economia. Da pubblico ministero antimafia s è occupato di vicende giudiziarie come il sequestro come il sequestro de Mauro, l’omicidio Rostagno, il caso Contrada, i processi Dell’Utri e Mori fino alla scoperta e alle polemiche si legami tra Mafia e Stato dopo le stragi.
GIANCARLO CASELLI
CASELLI INGROIA - VENT'ANNI CONTRO
presentazione del volume edito da Laterza
Teatro dell'Opera del Casinò di Sanremo
martedì 11 novembre 2014, ore 16,30
Oggi pomeriggio si apre il ciclo “La cultura della legalità” che accompagnerà i Martedì Letterari e che vede la collaborazione del Liceo G.D. Cassini di Sanremo. Gian Carlo Caselli presenta il libro : “Caselli Ingroia -Vent'anni contro. Dall'Eredità di Falcone e Borsellino alla Trattativa (Editore La Terza) curato da Maurizio De Luca . Introduce l’autore Roberto Cavallone, Procuratore di Imperia. Intervento musicale della Scuola Ottorino Respighi. Letture scelte degli studenti del Liceo G.D. Cassini.
Nel 2001 i due magistrati, Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia pubblicarono per Feltrinelli “L’eredità scomoda”, racconto dell'esperienza della lotta alla mafia, condotta dalla Procura di Palermo negli anni Novanta. “Vent’anni contro” è una riedizione, rivista e integrata dell’"Eredità scomoda". Vent’anni e più sono passati da quei giorni infami in cui gli assassini di Cosa Nostra tolsero di mezzo i loro due principali nemici: i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con le scorte, una moglie, le auto, un pezzo di autostrada. Dopo quei giorni venne la sconfitta per i corleonesi, vennero sette anni di missione a Palermo alla guida della Procura della Repubblica di Gian Carlo Caselli, reduce tra l’altro dall’aver affrontato e sconfitto a Torino le Brigate Rosse. E poi il processo contro Giulio Andreotti, l’offensiva della magistratura contro i troppi silenzi d’una parte della classe politica omertosa nei confronti degli spaventosi progetti economici ed eversivi di Cosa Nostra in larghe zone del Paese.
Scrive il curatore Maurizio De Luca :” Per qualche anno c’è stata emozione un po’ dovunque e la voglia di tanti di schierarsi contro quei gruppi, ricchi e bene armati, dei professionisti del crimine. Poi la voce della società schierata è parsa farsi sempre più flebile mentre anche dal governo della Repubblica, già nel corso degli anni Novanta, si sono alzate, in maniera raccapricciante, urla democraticamente squilibrate ad attaccare frontalmente i giudici e i valori rappresentati dal loro procedere per ripristinare la legalità. Si è proseguito in questi anni a scavare nei retroscena disgustosi di quelle stragi, si è cercato di recidere i legami segreti che per anni hanno unito taluni uomini dello Stato e i fuorilegge. Quasi approfittando di questo ventennale sofferto e difficile, abbiamo pensato fosse giusto proseguire quel confronto che avevamo realizzato una dozzina di anni fa ponendo per molte sere uno di fronte all’altro due magistrati, cioè Gian Carlo Caselli, che stava vivendo i primi giorni di distacco dalla guida della Procura di Palermo, e il più giovane Antonio Ingroia, siciliano come Falcone e Borsellino, loro dichiarato allievo. Il risultato di quel confronto lo affidammo a un libro, L’eredità scomoda, edito da Feltrinelli nel 2001. Abbiamo ritenuto di aggiornare quel dialogo e per questo i due interlocutori che da allora non hanno più vissuto e operato nella stessa procura, ma a migliaia di chilometri di distanza si sono ritrovati seduti sulle stesse due poltrone dell’altra volta a casa mia a Roma a mescolare ricordi e impegni, giudizi, vicende inedite, nel segno di una sfida che comunque continua. A me è rimasto il compito da cronista di professione di ricostruire il dialogo, sforzandomi anche di intervenire sul confronto di analisi, ricordi e sentimenti di più di dieci anni fa per renderlo ancor più attuale, agile e significativo. Spero di esserci riuscito.”
Gian Carlo Caselli (Alessandria, 9 maggio 1939) è stato un magistrato italiano. Nel dicembre 1967, vinto il concorso in magistratura, è stato destinato al Tribunale di Torino, ove nei primi anni settanta è stato giudice istruttore penale. Dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Nel 1984 ha fatto parte della commissione per l'analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale e nel 1991 è stato consulente della Commissione Stragi. Dal 1986 al 1990 è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 1991 è stato nominato magistrato di Cassazione ed è divenuto Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino. Dal 15 gennaio 1993 fino al 1999 è stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia come l'arresto di boss del calibro di: Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Giovanni Brusca. Dal 30 luglio 1999 è Direttore generale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Dal marzo 2001 è il rappresentante italiano a Bruxelles nell'organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata. Dopo aver ricoperto il ruolo di Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Torino, viene nominato Procuratore Capo della Repubblica di Torino con voto unanime del Consiglio Superiore della Magistratura il 30 aprile 2008. Nel 2009 ha coordinato le indagini sul "G8 dell'università di Torino" dello stesso anno e disposto 25 arresti per reati commessi in occasione delle manifestazioni del movimento NO TAV nel gennaio del 2012. Il 18 dicembre 2013 lascia la magistratura a seguito del pensionamento. Antonio Ingroia per oltre vent’anni magistrato a Palermo, allievo di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone dal 1993 ha lavorato a fianco di Gian Carlo Caselli, conducendo numerosi processi su Cosa Nostra e sui rapporti della criminalità con la politica e l’economia. Da pubblico ministero antimafia s è occupato di vicende giudiziarie come il sequestro come il sequestro de Mauro, l’omicidio Rostagno, il caso Contrada, i processi Dell’Utri e Mori fino alla scoperta e alle polemiche si legami tra Mafia e Stato dopo le stragi.