giovedì 4 luglio 2013

MARCO GRASSO, MATTEO INDICE: A MEGLIA PAROLA - DE FERRARI 2013


MARCO GRASSO, MATTEO INDICE
A MEGLIA PAROLA
presentazione del volume edito da De Ferrari
Circolo Arci Guernica
via Mazzini 15 - Imperia
venerdì 5 luglio 2013, ore 20,00

Due comuni, Bordighera e Ventimiglia, sciolti in pochi mesi per infiltrazioni mafiose. Sono il secondo e il terzo caso di sempre nel Nord. E poi locali incendiati, appalti sospetti, politici che chiedono voti ai clan, capimafia che prendono ordini direttamente dalla Calabria. «La Liguria è ‘ndranghetista», dice Mimmo Gangemi, boss verduraio con precedenti per omicidio e narcotraffico. Secondo l’ultimo rapporto commissionato dal Ministero dell’Interno, la Liguria è la sesta regione a più alto indice di “mafiosità”, in testa alla classifica nell’Italia settentrionale. Fra le città, Imperia e Genova guidano la graduatoria. Eppure, mentre in tutt’Italia la malapianta subisce colpi durissimi, da queste parti l’inchiesta più importante termina con un’assoluzione generale. L’epilogo è paradossale. Le indagini segnalano il litorale dalla Spezia a Ventimiglia come luogo centrale della geopolitica mafiosa, ma i processi finiscono quasi sempre nel nulla. Il Viminale commissaria le amministrazioni condizionate, i tribunali non riescono ad accertare chi le condiziona. E, nel caso di Bordighera, il Consiglio di Stato annulla il provvedimento. Era già successo, continua ad accadere. In Liguria la mafia esiste, ma non al terzo grado di giudizio. Come dimostra la figura di Antonio Rampino: secondo i carabinieri è stato il capo indiscusso della ‘ndrangheta sotto la Lanterna praticamente dal Dopoguerra; gli uffici giudiziari ne sintetizzano gli ultimi trent’anni di vita con un solo, banalissimo reato, una guida in stato di ebbrezza. L’ennesima beffa all’ombra di un porto delle nebbie, centro nevralgico da cui continuano a passare droga, latitanti e affari illeciti, coperti da un clima di negazione quasi assoluta. Come siamo arrivati a questo punto? Per provare a rispondere occorre collegare nomi, atti giudiziari, silenzi delle istituzioni e costanti collusioni dei politici. In altre parole, smettere di ragionare su eventi singoli e cominciare a considerarli parte di un quadro d’insieme.