ARROGNA NATURARTE OUTDOOR
Percorso naturalistico Madonna dei fanghi
SPAC - Spazio permanente d'arte e cultura
piazza Borelli, 4 - Pieve di Teco (IM)
dal 24/6/2012 al 9/9/2012
S'inaugura domenica 24 giugno, alle ore 18.00 presso lo SPAC di Pieve di Teco (IM), Piazza Borelli, ex Caserma Manfredi, il percorso di sculture ed installazioni Arrogna Naturarte Outdoor e la mostra collettiva degli artisti partecipanti Arrogna Naturarte Indoor. In mostra opere degli artisti: Cornelia Badelita, Fabian & Barny, Dennis Fazio e Virgilio Patarini. Durante la mostrà sarà proiettato un video di Simone Maglio. Nota critica di presentazione. A Pieve di Teco c’è un sentiero che parte dove finisce il paese e si snoda lungo le sponde del torrente, accanto a cascine, prati, sotto l’ombra di un bosco, tra vecchi muri di cinta e chiesette medioevali scoperchiate, fino al santuario della Madonna dei Fanghi. È una strada che attraversa la natura e la memoria e ci racconta la nostra storia: il rapporto tra l’uomo e la sua terra, il lavoro delle mani che scavano, si aprono varchi, costruiscono spazi nel rispetto dei luoghi, seguendo le anse del torrente o le inclinazioni del terreno, il silenzio della pietra, l’ascolto della musica dell’acqua e del vento tra i rami, i passi sul sentiero. Un uomo che strappa alla natura brandelli del suo grembo per farne luoghi sacri dove lavorare (i campi, le cascine) o pregare (le chiese). Sì, in questa dimensione anche il lavoro diviene cosa sacra: una via per trovare un equilibrio, tra le necessità della sopravvivenza e il rispetto della natura, tra l’io e il mondo. I cinque artisti che hanno dato il via a questo ambizioso progetto di museo all’aperto non hanno fatto altro che salire lungo questo sentiero e ascoltare quello che il sentiero aveva da dire. Hanno ascoltato le pietre, l’acqua che scorre, il vento tra gli alberi e l’eco delle voci di generazioni di uomini e donne che lungo quel sentiero hanno camminato, lavorato, cantato, pregato, fatto l’amore. Hanno raccolto pietre, legni, vecchi strumenti di lavoro o di oggetti di culto e con questi hanno ridetto con parole nuove vecchi discorsi forse dimenticati, ma sempre attuali, hanno cantato con inediti arrangiamenti canzoni antiche sepolte in fondo al cuore.
Dennis Fazio con l’opera "Chi u ghe' me", un enorme rastrello piantato nei sassi della terra ligure, ci racconta secoli e generazioni di lavoro titanico per strappare alla natura brandelli di terra da coltivare e al mondo un angolo dove sopravvivere, con le unghie e coi denti; mentre con il grande ragno (“Araknos”) ci mostra le insidie della natura, le nostre paure arcane, ma anche la sottile bellezza e l’incantagione di questi pericoli incombenti e la loro assoluta naturalezza. Cornelia Badelita nasconde una piccola classicissima statua della Madonna tra gli arbusti e le frasche, simulando un ritrovamento o forse denunciando uno stato di oblìo, con un gesto semplice, in apparente accordo col luogo e la sua storia, e forse proprio per questa apparente tautologia sottilmente spiazzante. Fabian & Barny (Fabiano Speziari e Patrizia Barnato) recuperano una dimensione ancestrale e mitica del fare arte. Come antichi sciamani piazzano le loro “trappole” per gli spiriti lungo il sentiero (“Il cacciatore di anime”) oppure costruiscono monumenti, oggetti totemici: una grande sfera di rami intrecciati e di pietre rosse o un arco di rami intrecciati da attraversare, simboli cosmici o di riti di passaggio. Io per conto mio, con la mia "Rotta astrale" fatta di cerchi di ferro e di pezzi di legno di vecchie botti, ho raccontato il mio naufragio tra cielo e terra: tra le pietre di un'antica chiesetta diroccata la mia nave fossile si è arenata al centro di un cerchio di sassi, la prua è salita tra i rami di un piccolo bosco cresciuto al centro del luogo sacro, la volta scoperchiata, e cerchi di ferro sospesi a rievocare le orbite delle sfere celesti... Ma in definitiva qual è il senso di questo percorso? Forse quello che ci suggerisce questo nucleo iniziale di piccolo museo all’aperto è che la tradizione e la natura possono diventare arte contemporanea. E l’artista ritrovare un senso - antico e moderno al tempo stesso- al suo fare arte. Al di là delle mode e del mercato. Virgilio Patarini
Come raggiungerci: Percorso Arrogna Naturarte Outdoor lungo percorso naturalistico Madonna dei Fanghi. Arrivati a Pieve di Teco è consigliabile parcheggiare su Piazza Borelli per poi proseguire per 700 metri in direzione Moano, Armo, Trovasta. Lunghezza del percorso circa 1,4 Km.
Percorso naturalistico Madonna dei fanghi
SPAC - Spazio permanente d'arte e cultura
piazza Borelli, 4 - Pieve di Teco (IM)
dal 24/6/2012 al 9/9/2012
S'inaugura domenica 24 giugno, alle ore 18.00 presso lo SPAC di Pieve di Teco (IM), Piazza Borelli, ex Caserma Manfredi, il percorso di sculture ed installazioni Arrogna Naturarte Outdoor e la mostra collettiva degli artisti partecipanti Arrogna Naturarte Indoor. In mostra opere degli artisti: Cornelia Badelita, Fabian & Barny, Dennis Fazio e Virgilio Patarini. Durante la mostrà sarà proiettato un video di Simone Maglio. Nota critica di presentazione. A Pieve di Teco c’è un sentiero che parte dove finisce il paese e si snoda lungo le sponde del torrente, accanto a cascine, prati, sotto l’ombra di un bosco, tra vecchi muri di cinta e chiesette medioevali scoperchiate, fino al santuario della Madonna dei Fanghi. È una strada che attraversa la natura e la memoria e ci racconta la nostra storia: il rapporto tra l’uomo e la sua terra, il lavoro delle mani che scavano, si aprono varchi, costruiscono spazi nel rispetto dei luoghi, seguendo le anse del torrente o le inclinazioni del terreno, il silenzio della pietra, l’ascolto della musica dell’acqua e del vento tra i rami, i passi sul sentiero. Un uomo che strappa alla natura brandelli del suo grembo per farne luoghi sacri dove lavorare (i campi, le cascine) o pregare (le chiese). Sì, in questa dimensione anche il lavoro diviene cosa sacra: una via per trovare un equilibrio, tra le necessità della sopravvivenza e il rispetto della natura, tra l’io e il mondo. I cinque artisti che hanno dato il via a questo ambizioso progetto di museo all’aperto non hanno fatto altro che salire lungo questo sentiero e ascoltare quello che il sentiero aveva da dire. Hanno ascoltato le pietre, l’acqua che scorre, il vento tra gli alberi e l’eco delle voci di generazioni di uomini e donne che lungo quel sentiero hanno camminato, lavorato, cantato, pregato, fatto l’amore. Hanno raccolto pietre, legni, vecchi strumenti di lavoro o di oggetti di culto e con questi hanno ridetto con parole nuove vecchi discorsi forse dimenticati, ma sempre attuali, hanno cantato con inediti arrangiamenti canzoni antiche sepolte in fondo al cuore.
Dennis Fazio con l’opera "Chi u ghe' me", un enorme rastrello piantato nei sassi della terra ligure, ci racconta secoli e generazioni di lavoro titanico per strappare alla natura brandelli di terra da coltivare e al mondo un angolo dove sopravvivere, con le unghie e coi denti; mentre con il grande ragno (“Araknos”) ci mostra le insidie della natura, le nostre paure arcane, ma anche la sottile bellezza e l’incantagione di questi pericoli incombenti e la loro assoluta naturalezza. Cornelia Badelita nasconde una piccola classicissima statua della Madonna tra gli arbusti e le frasche, simulando un ritrovamento o forse denunciando uno stato di oblìo, con un gesto semplice, in apparente accordo col luogo e la sua storia, e forse proprio per questa apparente tautologia sottilmente spiazzante. Fabian & Barny (Fabiano Speziari e Patrizia Barnato) recuperano una dimensione ancestrale e mitica del fare arte. Come antichi sciamani piazzano le loro “trappole” per gli spiriti lungo il sentiero (“Il cacciatore di anime”) oppure costruiscono monumenti, oggetti totemici: una grande sfera di rami intrecciati e di pietre rosse o un arco di rami intrecciati da attraversare, simboli cosmici o di riti di passaggio. Io per conto mio, con la mia "Rotta astrale" fatta di cerchi di ferro e di pezzi di legno di vecchie botti, ho raccontato il mio naufragio tra cielo e terra: tra le pietre di un'antica chiesetta diroccata la mia nave fossile si è arenata al centro di un cerchio di sassi, la prua è salita tra i rami di un piccolo bosco cresciuto al centro del luogo sacro, la volta scoperchiata, e cerchi di ferro sospesi a rievocare le orbite delle sfere celesti... Ma in definitiva qual è il senso di questo percorso? Forse quello che ci suggerisce questo nucleo iniziale di piccolo museo all’aperto è che la tradizione e la natura possono diventare arte contemporanea. E l’artista ritrovare un senso - antico e moderno al tempo stesso- al suo fare arte. Al di là delle mode e del mercato. Virgilio Patarini
Come raggiungerci: Percorso Arrogna Naturarte Outdoor lungo percorso naturalistico Madonna dei Fanghi. Arrivati a Pieve di Teco è consigliabile parcheggiare su Piazza Borelli per poi proseguire per 700 metri in direzione Moano, Armo, Trovasta. Lunghezza del percorso circa 1,4 Km.