sabato 23 novembre 2013

LE FAUX MIROIR - PALAZZO TAGLIAFERRO, ANDORA



LE FAUX MIROIR
a cura di Nicola Angerame
Whitelabs
Palazzo Tagliaferro
largo Milano - Andora
dal 23/11/2013 al 12/1/2014

Artisti : Federico Gori | Antonio Lo Pinto | Silvia Mei | Noemi Montanaro | Liesje Reyskens | Anna Witt

Nel 1929, René Magritte, dipinge “Le Faux Miroir”. Il dipinto è un olio su tela di piccole dimensioni (soltanto 54x81cm), ed oggi è conservato presso il MoMA di New York. In questo periodo viene esposto nella grande mostra personale che il museo americano dedica al grande pittore surrealista belga (“Magritte: The Mistery of Ordinary”, fino al 12 febbraio 2014).
“Magritte – spiega Angerame – dipinge tre versioni di quest'opera, una delle quali regalerà a Man Ray come segno di gratitudine per averlo ispirato. L'opera raffigura un occhio in primissimo piano: nell'iride si riflette un cielo azzurro e nuvoloso con al centro un punto nero. Il dipinto indica un punto nevralgico della proposta surrealista: l'organo della visione, il quale non è più considerato uno specchio fedele della realtà esterna, bensì come uno specchio “falso” che riflette l'interiorità di chi guarda sulle cose del mondo. Capovolgendo il primato dell'interiorità a sfavore dell'oggettività esterna, ogni cosa concreta diventa simbolo e la pittura surrealista lo utilizza come tale per comporre un linguaggio nuovo capace di scardinare il realismo a favore di uno psichismo che aprirà le porte della modernità rendendo i linguaggi dell'arte molto più liberi e disinibiti”.
Il curatore della mostra trae spunto da quest'opera per raccogliere un gruppo di artisti attorno alla ricognizione di una realtà che assume i toni di una “allucinazione”, sia intima sia condivisa.

La grande installazione di Federico Gori (Prato 1977, vive e lavora a Pistoia), neo vincitore del Premio Metaenergia del Talent Prize di Roma, presenta “Corri a dire al re che il cielo sta crollando” verso tratto dall'Apocalisse di San Giovanni: un pavimento di specchi che l'artista ha inciso e pensato per il Battistero di San Giovanni a Pistoia, traducendo in installazione una scena dell'annuncio al re in cui appare la visione della caduta del cielo. L'installazione, fatta di specchi frantumati e incisi ad arte con punta di diamante, segue l'ordine formale che si sviluppava attorno al fonte battesimale. Sono incisioni che richiamano alla mente rivoli d'acqua oppure radici e che viene adattata per le sale affrescate di Palazzo Tagliaferro.
Antonio Lo Pinto (Catania, 1956, vive e lavora a Firenze), presenta alcune nuove sculture in marmo di Carrara, rappresentanti pupille gigantesche, grandi come palle di antichi cannoni, posate a terra. La forza di gravità e la levigatezza del materiale rendono l'installazione realistica e surreale al tempo stesso.
Silvia Mei (Cagliari 1985, vive e lavora a Milano), espone una serie di grandi dipinti su carta, una produzione recente in cui la giovane artista sarda ritrae se stessa, i suoi familiari e il cerchio di amicizie più care in forme che mettono insieme il corpo umano e il corpo animale con finalità affettive. In questi affreschi, si fondono motivi surrealisti e della bad painting, con esiti che devono la loro sostanza all'arte naif, di cui la Mei è una studiosa.
Noemi Montanaro (Napoli 1986, vive e lavora a Napoli) presenta una serie di recenti sculture in cui la Natura viene riconsiderata e ricomposta al fine di ottenere immagini di bellezza e di armonia nuove. Montanaro, con grande rispetto, cerca e raccoglie alcune specie di animali colti da morte naturale e attraverso la tassidermia tenta il recupero della loro consistenza e personalità, rinnovata grazie ad una “rilettura” della forza imperiosa della natura che diventa metafora di uno stravolgimento dei codici umani della bellezza rivista in chiave surrealista e visionaria.
Nella sua serie di fotografie, Liesje Reyskens (Zonhoven, Belgio 1984, vive a lavora in Belgio) riflette sull'utilizzo del corpo femminile come veicolo di codici comportamentali e identitari, all'interno di una realtà che è quella della pubblicità commerciale. Le sue adolescenti esprimono il candore di una femminilità consapevole ed eccentrica. Alcune di loro sono ritratte con tipici oggetti del lavoro domestico: oppure in situazioni stereotipate tipiche dei set pubblicitari. Reyskens usa gli stereotipi di una fotografia commerciale per svelare i codici che stanno alla base di un modello femminile sempre più globalizzato.
Anna Witt (Wasserburg am Inn, Germania, 1981. Vive e lavora a Vienna) usa il video come mezzo di ricerca e di messa in luce dei più reconditi pensieri che si sviluppano nelle società avanzate in merito a temi di comune attualità. Nella video room di Palazzo Tagliaferro, Witt presenta “The Eyewitness”, mostra una serie di interviste che l'artista ha operato presso classi di giovanissimi scolari chiamati a commentare fatti di attualità, di politica, di economia e sociali. I pensieri espressi dai giovani salisburghesi, riflette una realtà spesso sognante e a volte crudele, svelando i processi di pensiero attraverso i quali le giovani menti leggono il mondo che sta loro attorno.