GIUSEPPE FAVA
A CHE SERVE ESSERE VIVI
di Bebo Storti e Cattivi Maestri
Officine Solimano
piazza Rebagliati - Savona
giovedì 22 gennaio 2015, ore 20,30
Giovedì 22 gennaio alle ore 18 si terrà l'incontro “La Mafia a 30 anni dalla morte di Pippo Fava” con Letture dal libro “A che serve essere vivi” a cura dell’attore BEBO STORTI Partecipa il curatore del volume MASSIMILIANO SCURIATTI
Discussione e proposte concrete per sconfiggerla con il Presidente della Casa della Legalità CHRISTIAN ABBONDANZA e il giornalista MATTEO INDICE
Alla sera ore 20,30 lettura/spettacolo “A che serve essere vivi” di Bebo Storti e dei Cattivi Maestri alle Officine Solimano in Piazza Rebagliati al Porto.
"A che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?". Attorno a questa domanda ruota la poetica esistenziale, prima ancora che artistica, di Giuseppe Fava, l'irriducibile visione di un uomo che non ha mai rinunciato ad agire per una società migliore. A trent'anni esatti dalla scomparsa del giornalista, drammaturgo e scrittore siciliano assassinato da Cosa nostra nel gennaio del 1984, viene oggi pubblicato il primo volume della raccolta completa dei suoi testi teatrali, letti in questa occasione dal noto attore Bebo Storti.
Ma a trent’anni dalla sua morte, quale è il livello di infiltrazione mafiosa in Italia, e in particolare nella nostra regione? Le Mafie hanno colonizzato il Nord. La Liguria è colonizzata da decenni. Savona è particolarmente colpita da questo cancro. Hanno il volto di imprenditori, di lavoratori e professionisti, di soggetti “socialmente inseriti”. Ben mimetizzati, grazie al negazionismo che da decenni li protegge. Comprano e corrompono perché così fanno meno rumore. Condizionano l'economia locale, soffocando il libero mercato e la concorrenza. Usano l'intimidazione perché vi sono molti, troppi cittadini senza dignità che non denunciano. Offrono servizi a basso costo perché per loro conta riciclare, grazie alle complicità del potere economico-finanziario e politico. Stringono patti con i politici inclini al compromesso, corruttibili o ricattabili. In tempi di crisi, svolgono anche la funzione di “ammortizzatore sociale” e conquistano consensi che poi vendono, con pacchetti di voti, ai politici conniventi e complici.
Per schiacciarla, prima ancora che l'azione della Magistratura, serve il rigetto sociale. E questo non è disposto da sentenze o provvedimenti giudiziari, ma dall'azione delle imprese, delle banche, della politica, delle Pubbliche Amministrazioni... dei singoli cittadini. E' questa, anche nel savonese, l’unica “rivolta” in grado di dare il colpo di grazia, alla cappa omertosa, all'accettazione passiva, alla convivenza ed alle complicità.
A CHE SERVE ESSERE VIVI
di Bebo Storti e Cattivi Maestri
Officine Solimano
piazza Rebagliati - Savona
giovedì 22 gennaio 2015, ore 20,30
Giovedì 22 gennaio alle ore 18 si terrà l'incontro “La Mafia a 30 anni dalla morte di Pippo Fava” con Letture dal libro “A che serve essere vivi” a cura dell’attore BEBO STORTI Partecipa il curatore del volume MASSIMILIANO SCURIATTI
Discussione e proposte concrete per sconfiggerla con il Presidente della Casa della Legalità CHRISTIAN ABBONDANZA e il giornalista MATTEO INDICE
Alla sera ore 20,30 lettura/spettacolo “A che serve essere vivi” di Bebo Storti e dei Cattivi Maestri alle Officine Solimano in Piazza Rebagliati al Porto.
"A che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?". Attorno a questa domanda ruota la poetica esistenziale, prima ancora che artistica, di Giuseppe Fava, l'irriducibile visione di un uomo che non ha mai rinunciato ad agire per una società migliore. A trent'anni esatti dalla scomparsa del giornalista, drammaturgo e scrittore siciliano assassinato da Cosa nostra nel gennaio del 1984, viene oggi pubblicato il primo volume della raccolta completa dei suoi testi teatrali, letti in questa occasione dal noto attore Bebo Storti.
Ma a trent’anni dalla sua morte, quale è il livello di infiltrazione mafiosa in Italia, e in particolare nella nostra regione? Le Mafie hanno colonizzato il Nord. La Liguria è colonizzata da decenni. Savona è particolarmente colpita da questo cancro. Hanno il volto di imprenditori, di lavoratori e professionisti, di soggetti “socialmente inseriti”. Ben mimetizzati, grazie al negazionismo che da decenni li protegge. Comprano e corrompono perché così fanno meno rumore. Condizionano l'economia locale, soffocando il libero mercato e la concorrenza. Usano l'intimidazione perché vi sono molti, troppi cittadini senza dignità che non denunciano. Offrono servizi a basso costo perché per loro conta riciclare, grazie alle complicità del potere economico-finanziario e politico. Stringono patti con i politici inclini al compromesso, corruttibili o ricattabili. In tempi di crisi, svolgono anche la funzione di “ammortizzatore sociale” e conquistano consensi che poi vendono, con pacchetti di voti, ai politici conniventi e complici.
Per schiacciarla, prima ancora che l'azione della Magistratura, serve il rigetto sociale. E questo non è disposto da sentenze o provvedimenti giudiziari, ma dall'azione delle imprese, delle banche, della politica, delle Pubbliche Amministrazioni... dei singoli cittadini. E' questa, anche nel savonese, l’unica “rivolta” in grado di dare il colpo di grazia, alla cappa omertosa, all'accettazione passiva, alla convivenza ed alle complicità.