GIUSEPE CHIARI
FANTASTICARE
Gli anni dell’avanguardia e oltre
a cura di Nicola Davide Angerame
Whitelabs - Palazzo Tagliaferro
largo Milano 1 - Andora
1/3/2014 - 2/5/2014
La personale antologica di Giuseppe Chiari (Firenze 1926 – 2007), realizzata con la collaborazione dell’Archivio Giuseppe e Victoria Chiari, attinge ad importanti prestiti per ricostruire il percorso creativo di questa figura storica di snodo, che ha saputo tradurre la musica in un oggetto visivo e concettuale, pur conservandone il valore sonoro ed anzi elevando l’intera realtà a “musica”. “Suonare la città” (1965) e “Concerto per automobili” (1965) sono due opere in mostra che dimostrano come lo spirito utopico di Chiari abbia saputo produrre idee audaci, visioni avanguardiste e creazioni intese a scardinare le certezze accademiche sulla musica, per dar corpo a nuove pratiche e rivoluzionari modi di intendere la musica ed il suo rapporto con l’uomo.
La mostra raccoglie oltre 40 opere di Giuseppe Chiari, e si concentra in buona parte sugli anni Sessanta e Settanta della sua produzione, esponendo: le prime partiture a matita, le partiture fantastiche, i metodi per suonare le mani, le mappe visive per l’esecuzione delle “composizioni”, le istruzioni delle performance, il celebre video “Gesti sul piano” (prima esecuzione 1962, probabilmente la sua opera più famosa), le partiture disegnate e dipinte, le frasi, i collage intesi come musica visiva, gli strumenti preparati; in una sala affrescata di Palazzo Tagliaferro sarà possibile ascoltare la lettura registrata, voluta dal curatore della mostra, di alcuni brani significativi del libro più importante pubblicato da Chiari, nel 1969, “Musica senza contrappunto”, che rappresenta il caposaldo della sua poetica.
La mostra presenta anche due strumenti elaborati da Chiari, che rappresentano idealmente l’apertura e la chiusura di quasi mezzo secolo di lavoro: si tratta di “Senza titolo (Chitarra)”, del 1966, e dell’opera “Pianoforte” risalente agli anni Novanta. I due strumenti sono trasformati in sculture, ready made (oggetti trovati e pronti) che l’artista scompone (nel caso della chitarra) oppure ammanta di segni (nel caso del pianoforte) fino a renderli inoperosi dal punto di vista musicale e dando loro una nuova vita nell’ambito dell’arte visiva.
La mostra è accompagnata da un catalogo che riunisce contributi e testi critici di coloro che hanno lavorato con Giuseppe Chiari.
FANTASTICARE
Gli anni dell’avanguardia e oltre
a cura di Nicola Davide Angerame
Whitelabs - Palazzo Tagliaferro
largo Milano 1 - Andora
1/3/2014 - 2/5/2014
La personale antologica di Giuseppe Chiari (Firenze 1926 – 2007), realizzata con la collaborazione dell’Archivio Giuseppe e Victoria Chiari, attinge ad importanti prestiti per ricostruire il percorso creativo di questa figura storica di snodo, che ha saputo tradurre la musica in un oggetto visivo e concettuale, pur conservandone il valore sonoro ed anzi elevando l’intera realtà a “musica”. “Suonare la città” (1965) e “Concerto per automobili” (1965) sono due opere in mostra che dimostrano come lo spirito utopico di Chiari abbia saputo produrre idee audaci, visioni avanguardiste e creazioni intese a scardinare le certezze accademiche sulla musica, per dar corpo a nuove pratiche e rivoluzionari modi di intendere la musica ed il suo rapporto con l’uomo.
La mostra raccoglie oltre 40 opere di Giuseppe Chiari, e si concentra in buona parte sugli anni Sessanta e Settanta della sua produzione, esponendo: le prime partiture a matita, le partiture fantastiche, i metodi per suonare le mani, le mappe visive per l’esecuzione delle “composizioni”, le istruzioni delle performance, il celebre video “Gesti sul piano” (prima esecuzione 1962, probabilmente la sua opera più famosa), le partiture disegnate e dipinte, le frasi, i collage intesi come musica visiva, gli strumenti preparati; in una sala affrescata di Palazzo Tagliaferro sarà possibile ascoltare la lettura registrata, voluta dal curatore della mostra, di alcuni brani significativi del libro più importante pubblicato da Chiari, nel 1969, “Musica senza contrappunto”, che rappresenta il caposaldo della sua poetica.
La mostra presenta anche due strumenti elaborati da Chiari, che rappresentano idealmente l’apertura e la chiusura di quasi mezzo secolo di lavoro: si tratta di “Senza titolo (Chitarra)”, del 1966, e dell’opera “Pianoforte” risalente agli anni Novanta. I due strumenti sono trasformati in sculture, ready made (oggetti trovati e pronti) che l’artista scompone (nel caso della chitarra) oppure ammanta di segni (nel caso del pianoforte) fino a renderli inoperosi dal punto di vista musicale e dando loro una nuova vita nell’ambito dell’arte visiva.
La mostra è accompagnata da un catalogo che riunisce contributi e testi critici di coloro che hanno lavorato con Giuseppe Chiari.
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GIULIANO GALLETTA
MATERIALI PER UN ROMANZO VISIVO
a cura di Viana Conti
Whitelabs - Palazzo Tagliaferro
largo Milano 1 - Andora
1/3/2014 - 2/5/2014
La Galleria Civica di Palazzo Tagliaferro ad Andora, con il Contemporary Culture Center di whitelabs, inaugura sabato 8 febbraio alle ore 17, in parallelo ed in interazione con la personale dell’artista storico Fluxus Giuseppe Chiari, a cura di Nicola Davide Angerame, la mostrainstallazione Materiali per un romanzo visivo dell’artista-scrittore-giornalista Giuliano Galletta, allestita nella Project Room, a cura di Viana Conti.
Fin dai suoi esordi, alla fine degli anni Settanta, Giuliano Galletta persegue un suo progetto (meglio anti-progetto) di romanzo visivo. Tutto il suo percorso creativo, ormai più che trentennale, può essere quindi letto come unico, interminabile, “racconto ipotetico”, messo in opera con gli strumenti comunicativi più diversi: performance, installazioni, video, collage, fotografia, scrittura; da una mostra all’altra, da un libro all’altro Galletta rielabora in modo quasi ossessivo i suoi temi: la crisi del soggetto, i limiti del linguaggio, il rapporto fra memoria e coscienza, il ruolo sociale dell’artista. In mostra, Galletta propone ai visitatori uno spaccato del suo “metodo” di lavoro; estraendo dal suo personale museo (e archivio) del Caos oggetti eterogenei, reperti di autoantropologia, siano essi vere proprie opere, testi, immagini, documenti, ma anche resti incongrui di una sindrome accumulativa, resoconti di un’ipnosi oggettuale, resi disponibili, squadernandoli su una specie di “bancarella dell’immaginario”. Il visitatore/spettatore/lettore ha la possibilità di costruire intorno ad essi un proprio percorso, scoprire come in un rebus l’impossibile intreccio del romanzesco. Come spiega l’artista, infatti. “il romanzesco si situa in quello spazio rosso che separa o unisce parole, cose, immagini. Uno spazio che diventa quindi agibile, centro dell’instancabile lavorìo del contingente. Come disse una volta Deleuze, il soggetto perde la sua trama a favore di un patchwork che prolifera all’infinito”.
MATERIALI PER UN ROMANZO VISIVO
a cura di Viana Conti
Whitelabs - Palazzo Tagliaferro
largo Milano 1 - Andora
1/3/2014 - 2/5/2014
La Galleria Civica di Palazzo Tagliaferro ad Andora, con il Contemporary Culture Center di whitelabs, inaugura sabato 8 febbraio alle ore 17, in parallelo ed in interazione con la personale dell’artista storico Fluxus Giuseppe Chiari, a cura di Nicola Davide Angerame, la mostrainstallazione Materiali per un romanzo visivo dell’artista-scrittore-giornalista Giuliano Galletta, allestita nella Project Room, a cura di Viana Conti.
Fin dai suoi esordi, alla fine degli anni Settanta, Giuliano Galletta persegue un suo progetto (meglio anti-progetto) di romanzo visivo. Tutto il suo percorso creativo, ormai più che trentennale, può essere quindi letto come unico, interminabile, “racconto ipotetico”, messo in opera con gli strumenti comunicativi più diversi: performance, installazioni, video, collage, fotografia, scrittura; da una mostra all’altra, da un libro all’altro Galletta rielabora in modo quasi ossessivo i suoi temi: la crisi del soggetto, i limiti del linguaggio, il rapporto fra memoria e coscienza, il ruolo sociale dell’artista. In mostra, Galletta propone ai visitatori uno spaccato del suo “metodo” di lavoro; estraendo dal suo personale museo (e archivio) del Caos oggetti eterogenei, reperti di autoantropologia, siano essi vere proprie opere, testi, immagini, documenti, ma anche resti incongrui di una sindrome accumulativa, resoconti di un’ipnosi oggettuale, resi disponibili, squadernandoli su una specie di “bancarella dell’immaginario”. Il visitatore/spettatore/lettore ha la possibilità di costruire intorno ad essi un proprio percorso, scoprire come in un rebus l’impossibile intreccio del romanzesco. Come spiega l’artista, infatti. “il romanzesco si situa in quello spazio rosso che separa o unisce parole, cose, immagini. Uno spazio che diventa quindi agibile, centro dell’instancabile lavorìo del contingente. Come disse una volta Deleuze, il soggetto perde la sua trama a favore di un patchwork che prolifera all’infinito”.
GIULIANO GALLETTA (www.giulianogalletta.it) è
nato a Sanremo nel 1955, vive e lavora a Genova. Artista, giornalista, scrittore
è attivo fin dalla seconda metà degli anni Settanta e ha esposto in gallerie e
musei italiani e stranieri. Fra le sue mostre più recenti, “Non voglio essere me
stesso” (Galleria Silvy Bassanese, Biella, 2012), l’antologica “Il museo del
caos” (Museo di arte contemporanea di Villa Croce, Genova, 2010), “You’re the
top”, (Galleria Unimediamodern”, 2009), “Giuliano Galletta a Casa Jorn”
(Casa-Museo Asger Jorn, Albissola Marina, 2007), “Hotel de l’avenir” (Camec, La
Spezia, 2009). Ha pubblicato “tous jours” (edizioni Sileno, 1978), la raccolta
di poesie “Un impossibile giorno” (edizioni Sileno, 1990), il saggio “Il
televisore. Dal totem casalingo alla realtà virtuale” (Gribaudo, 1995),
“Almanacco di un altro anno” (Antilibroposteditore, 2004),
“Sanguineti/Novecento. Conversazioni sulla cultura del XX° secolo” (il
melangolo, 2005), ”Sabrina e l’arte della felicità” (il melangolo 2006), “Volti
& Risvolti” (con Gianni Ansaldi, Sagep, 2009). “Il mondo non è una pesca”
(Socialmente, 2010), “Il museo del caos” (Il Canneto 2010), “Non voglio essere
me stesso” (Il Canneto, 2012). Nel 2004 ha vinto il premio Saint Vincent. Del
suo lavoro hanno scritto Viana Conti, Bruno Corà, Germano Beringheli, Mauro
Bocci, Rossana Bossaglia, Marco Ferrari, Marcelo Frixione, Matteo Fochessati,
Riccardo Manzotti, Raffaele Perrotta, Andrea Ranieri, Simone Regazzoni, Valter
Scelsi, Sandro Ricaldone, Carlo Romano, Sandra Solimano, Enrico Testa, Giuseppe
Zuccarino.