lunedì 27 gennaio 2014

ALFIO CARUSO: UN SECOLO AZZURRO - TEATRO DELL'OPERA DEL CASINÒ, SANREMO 28/1/2014





Martedì letterari
ALFIO CARUSO
UN SECOLO AZZURRO
Cent'anni di Italia raccontati dalla nazionale di calcio
presentazione del volume edito da Longanesi
Teatro dell'Opera del Casinò
corso Inglesi 18 - Sanremo
martedì 28 gennaio 2014, ore 16,45

Il 28 gennaio nel Teatro dell’Opera alle 16.30 Alfio Caruso illustra la sua ultima fatica letteraria: ”Un secolo Azzurro. Cent’anni di Italia raccontati dalla nazionale di calcio” (Longanesi). Momenti musicali a cura della scuola Ottorino Respighi. Marta Neviani, voce solista interpreterà di Francesco De Gregori il brano:” La leva calcistica del '68” , Alessia Rinaldo, voce solista, interpreta di Luciano Ligabue:” Una vita da mediano.”; in chiusura Marta Neviani e Alessia Rinaldo canteranno di Giorgio Moroder “Un’estate italiana (Notti Magiche.) Un secolo azzurro è un saggio in cui Alfio Caruso ripercorre cento anni di storia italiana visti attraverso il punto di vista della nazionale di calcio.
Una passione, quella per il calcio, che da sempre, oggi come allora, ha in qualche modo inciso sulla storia dell’Italia. Basti pensare a quello che accadde nel 1925, quando Edoardo Agnelli suggerì a Benito Mussolini di aprire il campionato di calcio anche ai figli degli espatriati in America, perché quella, più che una decisione in ambito sportivo, avrebbe potuto rappresentare il primo passo verso l’espansione politica dell’Italia. Oppure di quando, il 1° aprile del 1945, il derby della Mole Antonelliana venne interrotto perché sulle tribune repubblichini, partigiani e tedeschi iniziarono a spararsi dietro. E poi ancora quando nell’82 l’aereo presidenziale di Pertini fu utilizzato dagli azzurri per trasferire quattrocentomila dollari in nero. Nella storia d’Italia, molti scandali, intrighi, affari e complotti, hanno in una certa misura coinvolto il mondo del calcio.
Dal 1910 al 2010, Alfio Caruso racconta cent’anni di storia italiana, visti attraverso lo sguardo della nazionale di calcio. Un secolo azzurro, di Alfio Caruso, è un saggio che mescola la storia con una delle più grandi passioni del popolo italiano. Quella frase di Churchill: «Gli italiani vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno ad una partita come fosse la guerra» è indice dell’amore italiano per il pallone, che Alfio Caruso ha voluto raccontare lui, che è stato capo dei servizi sporti vide Il Giornale sotto la direzione Montanelli, Il titolo, «Un secolo azzurro» (ed. Longanesi, 587 pagine) è vuol essere storia d'Italia e storia del Calcio nazionale:”una favola che continua”.

Alfio Caruso nasce a Catania nel 1950. Dopo la laurea esordisce nel giornalismo scrivendo per Il corriere della sera e nel 1974 si ritrova ad essere tra i fondatori del Giornale. Negli anni '80 lavora al Corriere e alla Gazzetta dello sport, rispettivamente come caporedattore e vicedirettore, e nel 1995 diventa co-direttore del Messaggero, mentre nel 1996 è direttore editoriale della Nazione - Resto del Carlino - Giorno. Parallelamente alla sua carriera giornalistica sviluppa una carriera letteraria scrivendo romanzi thriller e saggi sulla storia italiana e sulla mafia. Ha pubblicato le sue opere con Leonardo, Rizzoli, Longanesi, Einaudi e Neri Pozza. “Il libro – spiega Caruso - è stato scritto per dar modo all'autore di divertirsi nel raccontare una favola, che lo aveva molto divertito, e di rivivere sensazioni, vicende, incontri che l'avevano molto coinvolto. Malgrado le divisioni, che suscita, il calcio mi pare, paradossalmente, l'unica materia unificante del Paese, anche nel male. Fa rivivere quotidianamente l'Italia dei campanili, tuttavia ci ha regalato quei pochi momenti in cui ci siamo ‘stretti a corte’. Per me resta indelebile il pomeriggio della finale mondiale di Madrid, 11 luglio '82, contro la Germania: 40 mila italiani in marcia verso il Bernabeu avvolti nei tricolori, dopo che nel decennio precedente ci avevano sputato sopra, e poi al momento dell'inno il tentativo di cantarlo, ma nessuno seppe andare oltre la prima strofa, perché avevamo spregiato anch'esso. L'unico che l'intonò fino al ‘sì’ finale fu Pertini, impettito e imperterrito, in tribuna d'onore”.