martedì 20 maggio 2014

GIRO D'ITALIA 2014: TAPPA COLLECCHIO-SAVONA - 21/5/2014





GIRO D'ITALIA 2014
11a tappa: COLLECCHIO-SAVONA
mercoledì 21 maggio 2014

Mercoledì 21 maggio 2014 il Giro d'Italia torna a riabbracciare Savona, sede d'arrivo. E' l'undicesima tappa: 249 chilometri con partenza da Collecchio. L'unica, nell'edizione 2014, la novantaseiesima della storia rosa, ad essere definita di “media montagna”. Un giorno speciale per una tappa speciale, dal finale suggestivo, intrigante, complesso e complicato, inusuale, inatteso. Con il veleno nella coda: il Gran Premio della Montagna a Naso di Gatto, lassù, dove tra il verde si respira il profumo del mare. E' la più bella e affascinante nella storia del Giro a Savona.
Gli ultimi 60 chilometri sono un abbraccio alla Città, forte ed emozionante, denso di significati e di attese. Tra presente, passato e futuro. L'oggi e il domani che il Giro ammira e viene ammirato dai turisti degli alberghi a cinque stelle del mare di Costa Crociere, i balconi affacciati sulla Città, sulla nuova realtà della nuova Darsena e, poco discosto, con vista sulla fortezza del Priamar, altro capitolo della storia savonese e del tormentato e conflittuale rapporto con Genova. Una belligeranza culminata nella resa ad Andrea Doria e, tra il 29 ottobre 1528 e il giugno del 1929, in una vera e propria depredazione della città con saccheggi, demolizione delle torri, distruzione delle fortificazioni e interramento del porto. Un oltraggio sfumato nei secoli ma una rivalità ancora oggi indelebile.
Appena il tempo di uno sguardo alla Torre di Leon Pancaldo e subito l'ingresso nel ventre della Città, tra i prestigiosi palazzi di via Paleocapa. Poi tutto uno snodarsi tra strade e piazze cuore pulsante della vita cittadina e la rincorsa verso la periferia, Lavagnola, le cappellette votive verso il Santuario. Ed ecco il tuffo nella storia, un atto di omaggio, più che un ricordo, alle tradizioni, alla memoria. Come altro definire l'immagine dei corridori che sfrecciano davanti al Santuario di Nostra Signora di Misericordia, così caro e amato dai savonesi, costruito laddove la Madonna, nel 1536, 478 anni fa, apparve al contadino Antonio Botta; venerato da papa Pio VII, durante e dopo l'esilio-prigionia, voluta da Napoleone Bonaparte, tra Savona e Fontainbleu, e da Benedetto XVI il 27 maggio 2008, in una giornata indimenticabile, conclusa in piazza del Popolo, accolto da migliaia di persone. Sacro e profano si sposano pochi chilometri più su, superato il Gran Premio della Montagna di Naso di Gatto (meta di scampagnate, gite sui prati, improbabili partite di pallone, rifugio di incontri amorosi per generazioni di savonesi: quanti ricordi) con il passaggio a Montenotte, teatro della storica battaglia, combattuta, tra l'11 e il 12 aprile 1796, tra le truppe austriache del generale Jean Pierre de Beaulieu e quelle francesi dell'Armata d'Italia al comando del generale Napoleone Bonaparte. Proprio lui, il Bonaparte, quello che, neanche dieci anni dopo, avrebbe costretto Pio VII lontano da Roma nel sofferto esilio savonese nel palazzo di piazza Vescovato.
Le truppe francesi, guidate con magistrale strategia dal generale Masséna, sconfisssero gli austriaci infliggendo ingenti perdite e altrettante subendone (oltre 800 morti secondo gli storici del tempo). Nove anni dopo, proprio per ricordare la storica battaglia, venne creato il Dipartimento di Montenotte, oggi riconducibile alle province di Savona, Alessandria, Imperia e Cuneo. Era suddiviso negli arrondissement di Savona, Acqui Terme, Porto Maurizio e Ceva.
Napoleone lo affidò a Gilbert Joseph Gaspard, conte de Chabrol de Volcic, ingegnere, progettista di ponti e strade. Quello fu per Savona un periodo di grande crescita e trasformazione. La Città, che attraversava una fase di pesante decadenza, cambiò volto con la realizzazione di numerose opere pubbliche. In ricordo di quella rinascita, Savona ha dedicato al prefetto Chabrol una piazza nel centro storico e una targa in via Montenotte. Il Dipartimento cessò di esistere nel 1815.
E' ad Altare, capitale del vetro, che il Giro si specchia in una storia lunga otto secoli. Come non ricordare e rendere omaggio all'attività o meglio all'arte del vetro che ad Altare si è perpetuata, ampliata e affermata dal XII al XX secolo. Un prestigio riconosciuto fin dal Medioevo con la produzione di vetri d'uso "d'ogni sorta e maniera", di vetri per la farmacia e gli ospedali, di articoli di valore artistico, cui si aggiunsero, nel Novecento, vetri per la chimica resistenti agli sbalzi termici.
Un'arte, quella dei maestri vetrai, accolta e apprezzata Oltralpe. Già agli inizi del XV secolo i vetrai di Altare, alla ricerca di zone ricche di legname e di sabbie per la lavorazione del vetro, ottenero accoglienza e privilegi fiscali in Francia. Dalla Provenza, alla Savoia, al Delfinato, alla Borgogna, a Lione e Nevers, alla Piccardia e al Poitou, il loro dinamismo non conobbe sosta. Ma non solo. Ad Orleans, Bernardo Perotto, altarese, anno di nascita 26 giugno 1619, ottenne dal fratello del Re Sole, Filippo d'Orléans, il privilegio di costruire una vetreria, sulla quale il re Luigi XIV pose le insegne reali. Perotto, dopo numerosi esperimenti, ottenne da Luigi XIV “Regie patenti” per colare il cristallo su tavole, dandogli il colore desiderato. Il nuovo sistema di collaggio - che si sostituirà alla soffiatura della lastra e permetterà la fabbricazione di specchi di grandezza superiore al metro quadrato - rimarrà l'unico procedimento industriale sino al 1920, quando innovativi processi di fusione permetteranno di rendere continua la colata. Mai, nella storia del Giro, Savona si è così aperta e rivelata in tutte le sue sfaccettature, i suoi piccoli e grandi gioielli, le sue tradizioni. Mai aveva saputo coniugare la sua lunga storia con le esigenze di dare interesse, prestigio, emozioni ed incognite ad una pur prestigiosa gara ciclistica qual è il Giro d'Italia. Non una tappa dall'esito più o meno scontato, bensì carica di imprevisti, un'occasione per scalatori, se riusciranno a sfruttare l'impennata di Naso di Gatto, ma anche per discesisti, se sapranno sfruttare la “catapulta” della discesa del Cadibona. Giù tutto d'un fiato, senza troppi tatticismi, fino al traguardo di corso Tardy e Benech, guarda caso un'altro nome importante e significativo della Città industriale del secolo scorso.
Percorso non poteva essere più intenso nel suo finale (di fatto un circuito di quasi 60 chilometri) per dare della Città un'immagine degna della sua storia e delle sue tradizioni. Il Giro come occasione, come opportunità di mostrarsi, anche e soprattutto con i favori della televisione, tra mare e verde, sacro e profano, passato e presente. Quasi alla ricerca di una vocazione futura.

(fonte: http://www.comune.savona.it/ )