AMBROGIO DA FOSSANO DETTO IL BERGOGNONE
UN PITTORE PER LA CERTOSA
Seminario Vescovile
via Ponzone 5 - Savona
giovedì 22 novembre 2012, ORE 15,30
A partire dal 1488 cominciò a lavorare all’impresa decorativa della Certosa, eseguendo diversi affreschi e pale d’altare, il pittore Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. La prima opera che il Bergognone eseguì per la committenza pavese parla con la Madonna in trono col Bambino tra Santi e Sante e il committente Girolamo Calagrani (1845 ca.), proveniente dalla chiesa pavese di S Epifanio, ora conservata nella Pinacoteca Ambrosiana. Viene spontaneo, esaminando questa tavola, il raffronto con la pala Bottigella del Foppa (pinacoteca Malaspina), dove il pittore bresciano sperimentava in maniera analoga l’Impianto spaziale unitario della “sacra conversazione”, in alternativa ai più tradizionali polittici. Nella bellissima tavola proveniente dalla Certosa, ora alla national Gallery di Londra con la Madonna in trono col Bambino tra Santa Caterina d’Alessandria e S. Caterina da Siena (1940 a.C.) il Bergognone mostra di essersi svincolato da un percorso segnato dall’esperienza foppesca e zenaliana, maturando da un lato un autonomo linguaggio figurativo, dall’altro ricorrendo alle ricerche spaziali condotte dal Bramante. La successiva pala di S. Siro, conservata nella chiesa della Certosa, rivela un’ulteriore riflessione sull’esperienza bramantesca, in particolare sugli affreschi con gli uomini d’arme, dipinti da bramante in casa Panigarola, e ora alla Pinacoteca di Brera (si noti a questo proposito il punto di vista fortemente scorciato dal basso verso l’alto), mentre la calibratissima resa luministica presuppone la conoscenza di modelli fiamminghi.
Parte della complessa del transetto della chiesa certosina sono gli affreschi nei due catini absidali del transetto, l’uno raffigurante la Madonna col Bambino fra Filippo Maria e Gian Galeazzo Sforza, l’altro con l’Incoronazione della vergine tra Francesco Sforza e Ludovico il Moro (1492-94). L’intero ciclo al quale collaborò pure Jacopino de Mottis con la sua Bottega, risente notevolmente ancora una volta dell’influsso bramantesco, ma almeno per quanto riguarda Ambrogio rappresenta l’ultimo della sua adesione a questa vicenda figurativa. Nel 1494 il Bergognone abbandona il cantiere certosino e si dedica a numerose imprese decorative a Lodi (chiesa della Santa Incoronata) e nel milanese, se tutte opere con ascendenti leonardeschi.