MATTHIAS BRANDES
Conarte
Via Brignoni 26R - Savona
dal 19 giougno al 30m settembre 2012
“il tempio greco è a portata di mano, sembra lo si possa pigliare e portar via come un giocattolo posato sopra un tavoio”
De Chirico, La Ronda 1920
La citazione chiarisce il nucleo di identità e originalità di Matthias Brandes. L’originalità consiste nel legare questo processo all’interpretazione poetica del sogno e all’assunzione metafisica delle immagini come giocattoli del pensiero. Diversamente da De Chirico che posa giocattoli e templi senza materia in ambienti interni reali con un processo di memorie storiche inquietanti e croniche, Brandes fa galleggiare oggetti, di storiche rimembranze, materici e virtuali nel contempo, in un vuoto metafisico-siderale di intensa luce zenitale.
La pittura di Brandes dimostra che per alludere al clima surreale e metafisico non necessitano soggetti e tematiche di mitologie psicologiche solenni ma bastano oggetti semplici e silenziosi, come giocattoli di segno infantile: case, campanili, torri, alberi, villaggi, navi. Oggetti materici ma senza peso, galleggianti all’interno di scatole cartesiane prospettiche dall’atmosfera rarefatta. L’artista sembra estraneo al disincanto e alle inquietudini della post-modernità e ancorato a una volontà ellenica, crede in un olimpo di gioia apollinea e rifiuta ogni forma di creazione ansiosa. I suoi paesaggi inattuali, oggetti fuori dal tempo, anzi contro il tempo, vagano come palloni aereostatici dai colori incantati spesso senza meta, talvolta in cerca di approdi improbabili e fiabeschi su tavoli senza memoria.
Giorgio Pajetta
Conarte
Via Brignoni 26R - Savona
dal 19 giougno al 30m settembre 2012
“il tempio greco è a portata di mano, sembra lo si possa pigliare e portar via come un giocattolo posato sopra un tavoio”
De Chirico, La Ronda 1920
La citazione chiarisce il nucleo di identità e originalità di Matthias Brandes. L’originalità consiste nel legare questo processo all’interpretazione poetica del sogno e all’assunzione metafisica delle immagini come giocattoli del pensiero. Diversamente da De Chirico che posa giocattoli e templi senza materia in ambienti interni reali con un processo di memorie storiche inquietanti e croniche, Brandes fa galleggiare oggetti, di storiche rimembranze, materici e virtuali nel contempo, in un vuoto metafisico-siderale di intensa luce zenitale.
La pittura di Brandes dimostra che per alludere al clima surreale e metafisico non necessitano soggetti e tematiche di mitologie psicologiche solenni ma bastano oggetti semplici e silenziosi, come giocattoli di segno infantile: case, campanili, torri, alberi, villaggi, navi. Oggetti materici ma senza peso, galleggianti all’interno di scatole cartesiane prospettiche dall’atmosfera rarefatta. L’artista sembra estraneo al disincanto e alle inquietudini della post-modernità e ancorato a una volontà ellenica, crede in un olimpo di gioia apollinea e rifiuta ogni forma di creazione ansiosa. I suoi paesaggi inattuali, oggetti fuori dal tempo, anzi contro il tempo, vagano come palloni aereostatici dai colori incantati spesso senza meta, talvolta in cerca di approdi improbabili e fiabeschi su tavoli senza memoria.
Giorgio Pajetta