LA SCOMPARSA DI GIAN LUPO OSTI
È scomparso l'11 ottobre scorso Gian Lupo Osti, sotto la cui direzione, nei primi anni '60, l'Italsider sviluppò una nuova stagione di progettualità industriale e di relazioni pubbliche connotate da una forte impronta culturale grazie alla forte personalità pittorica e grafica di Eugenio Carmi, ed ai contributi determinanti di Carlo Fedeli, responsabile dell’ufficio stampa e le attività editoriali, e di Claudio Bertieri, consulente per il cinema.
Osti era nato a Napoli nel 1920. Nel 1945 venne assunto al CIR (Comitato Interministeriale per la Ricostruzione) e in questa veste preparò le carte per il viaggio di De Gasperi negli USA. Collaboratore di Oscar Sinigaglia fu segretario generale della società "Cornigliano Spa". Partecipò alla costituzione dell'Italsider di cui nel 1962 divenne Direttore generale. Dal 1965 al 1975 fu Amministratore delegato dello stabilimento di Terni. Diede un forte impulso alle politiche culturali e alle relazioni industriali. Nel 1975, per dissidi con la dirigenza dell'IRI, in particolare col presidente Petrilli, abbandona il settore siderurgico.
Nel periodo successivo si è dedicato alla ricerca botanica, partecipando fra l'altro alla fondazione nel 1980 dell'Associazione Amici dei Giardini Botanici Hanbury (v. http://amicihanbury.oranjuice.org/index.php?option=com_content&view=article&id=6&Itemid=9&lang=it).
Fra le sue pubblicazioni si annoverano: La macchia mediterranea. Tutti gli alberi e arbusti del litorale e della fascia collinare (Mursia 1986); L'industria di Stato dall'ascesa al degrado (Il Mulino 1993); Il libro delle peonie arboree (Allemandi 1997); Il libro delle peonie mediterranee (Allemandi 2004); Invecchiare in giardino (Ponte alle Grazie 2010).
Lo ricordiamo con un articolo di Giulio Benedetti, apparso sul Corriere della Sera del 17 gennaio 2000 (http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/17/super_manager_signore_delle_peonie_co_0_0001173712.shtml).
Gian Lupo Osti era amministratore delegato della «Terni»: molti anni fa scoprì i fiori e diede una svolta radicale alla propria vita E' un ex super-manager il signore delle peonie Una varietà cinese porta il suo nome e lui è l' unico italiano insignito dell' Oscar botanico reale inglese ROMA - Il primo italiano cui è stato conferito l' Oscar della floricoltura dalla Royal Horticultural Society, il prestigioso sodalizio di «pollici verdi» fondato a Londra due secoli fa, è un signore che sa tutto sulle peonie. Si chiama Gian Lupo Osti e prima di dedicarsi a tempo pieno al giardinaggio ha svolto un ruolo non secondario nella ricostruzione delle Partecipazioni statali. Un giorno, circa 25 anni fa, dopo una discussione con l' allora presidente dell' Iri Giuseppe Petrilli, uscì sbattendo la porta dal suo ufficio di amministratore delegato della Terni per non farvi più ritorno. La prima parte della sua vita l' ha raccontata in un libro, edizioni Il Mulino, significativamente intitolato «Industria di Stato, ascesa e degrado». Nel «Libro delle Peonie», edito da Allemandi, Gian Lupo Osti ha invece raccolto le esperienze di botanico dilettante: «Le piante non hanno ambizioni né problemi psicologici», racconta, seduto davanti al fuoco scoppiettante del caminetto, nel piccolo ma elegante soggiorno della casa di campagna, da cui si gode, oltre le cime di lecci, cotoneaster, berberis e altre varietà, la vista del lago di Bolsena. Le pareti sono tappezzate di stampe inglesi raffiguranti diverse varietà di peonie. Nell' attestato conferitogli dalla prestigiosa associazione, il cui patron è la regina Elisabetta II, a Gian Lupo Osti sono riconosciuti diversi meriti. Gli inglesi hanno molto apprezzato l' istituzione dell'Associazione «Amici dei Giardini Botanici Hanbury», dal nome del giardino d'acclimatazione creato da Thomas Hanbury alla Mortola presso Ventimiglia, acquistato dallo Stato e poi dimenticato. Hanno ritenuto degna di menzione anche la scoperta di una nuova varietà di peonia avvenuta nella Cina occidentale e subito classificata dai botanici di quel Paese come «Peonia Ostii». I grandi fiori colorati, rossi, bianchi e violacei sono entrati nella sua vita agli inizi degli anni ' 70. Si trovava a New York per lavoro e la stampa , in quei giorni, dava grande risalto alla visita del primo ministro Ciu En Lai, in occasione dell' ammissione della Cina all' Onu. Il numero due di Pechino volle visitare un' importante collezione di peonie. Osti fece la stessa cosa e vide qualcosa di straordinario. Grazie a quell' incontro la pianta ornamentale è diventata il filone principale dei suoi interessi botanici. Addirittura una sfida, viste le difficoltà che si incontrano nella propagazione e coltivazione del fiore. «I cinesi - racconta Osti - la preferiscono di gran lunga alle rose, considerate troppo facili. Il mio mentore, in fatto di peonie è stato sir Peter Smithers, l' uomo che ha riorganizzato la rete di controspionaggio inglese nella seconda guerra mondiale e poi è stato più volte parlamentare. Con una buona dose di snobismo inglese era solito dire: per la peonia servono tempo libero, soldi e passione. In parte è vero, ma non del tutto: ho visto collezioni interessanti anche nei piccoli giardini di case di operai». Intorno alla sua casa di Bolsena ci sono alcune centinaia di peonie che dormono in attesa dell' esplosiva fioritura di aprile. Proprio davanti all' ingresso, da un tappeto di elleboro, spunta un esemplare di peonia Ostii. E' un arbusto piccolo e spoglio. Non aiuta a comprendere l' emozione che un botanico dilettante può aver provato quando la ricerca di nuove specie, in regioni remote della Cina, è stata coronata da successo. «Queste peonie - conclude Osti, che ha firmato un appello internazionale - sono tutte in pericolo. Vengono utilizzate in gran quantità dall' industria farmaceutica di Stato. Un chilo di radici frutta ad un contadino cinese quanto due giorni di lavoro. Se non si impianteranno delle grandi coltivazioni gli esemplari naturali presenti in Cina sono destinati all' estinzione».